Archimede

Archimede è una delle grandi figure della storia della scienza e del genio umano di tutti i tempi. Fu fisico, matematico, ingegnere, inventore e astronomo. Poche le notizie certe riguardanti la sua vita: si ritiene sia nato e vissuto a Siracusa tra il 287 ed il 212 avanti Cristo. Soggiornò ad Alessandria, dove probabilmente ebbe contatti con gli euclidei, ma visse prevalentemente nella sua città. Le notizie circa la sua famiglia sono contrastanti: alcune fonti lo vorrebbero imparentato con il monarca Gerone II ( circa 308 a.C. – 216 a.C.), altre lo descrivono di umili origini. Sembra che suo padre fosse un astronomo, di nome Fidia. Comunque sia, la storia dello scienziato più importante dell’antichità, è legata intimamente a quella della città in cui nacque e visse.
Le fonti antiche concordano nell’inquadrare la fine di Archimede durante la guerra di Siracusa (alleata di Cartagine) contro Roma. Quando la flotta romana si avvicinò alle mura della città, fu accolta da catapulte di varie dimensioni e capacità di tiro. Alle truppe di terra non toccò sorte migliore. Inoltre, Archimede, aveva fatto costruire gru girevoli, che lasciavano cadere enormi sassi sulle navi che tentavano di avvicinarsi, aveva inoltre, fatto predisporre la manus ferrea (mano di ferro): una sorta di “artiglio” che afferrava la prua delle navi, facendole ricadere in acqua. Nel 212 a.C. Marcello riuscendo a cogliere un’occasione favorevole riuscì a conquistare la città che fu saccheggiata.
Le circostanze precise della morte di Archimede rientrano nella leggenda. Secondo una prima versione, dovuta a Tito Livio, un soldato romano non avrebbe riconosciuto Archimede, le lo avrebbe ucciso per errore. Una seconda versione vuole che il soldato, trovato Archimede, gli avrebbe ordinato di seguirlo dal comandante Marcello, ma Archimede si sarebbe rifiutato di muoversi finché non avesse risolto il problema che stava studiando. La tradizione riporta anche che una frase che Archimede avrebbe in quel frangente pronunziato: “Noli turbare circulos meos “( non rovinare i miei cerchi), al che il soldato, seccato, l’avrebbe ucciso (si tratta del racconto di Plutarco). Infine, una terza versione narra che Archimede stava recandosi da Marcello con le sue macchine ed i suoi strumenti, ma alcuni soldati, credendo portasse oro per ingraziarsi il comandante, l’avrebbero ucciso per impadronirsene

Una sua frase:  “Noli turbare circulos meos ” ( non rovinare i miei cerchi).