Gli animali non educano insegnano solo a sopravvivere

Se gli animali educano i loro cuccioli allora pensano né più né meno come gli umani.
Stefania: Questo non spiegherebbe però l’empatia, la pietà, la compassione e la collaborazione/amicizia fra specie diverse. Siamo noi umani che abbiamo un’idea alquanto distorta di cosa sia l’educazione… E più leggo commenti assurdi in giro, più me ne rendo conto. Cos’è l’educazione per te e per chi appoggia questo tuo particolare pensiero? Forse facciamo prima così…

Io: Non è un mio particolare pensiero, è una constatazione.
Stefania: per quanto io incoraggi una visione d’insieme a discapito di tecnicismi, spesso limitanti, siamo tuttavia in un’epoca che non consente una reale visione d’insieme perché non possiamo padroneggiare tutte le scienze. Io non me la sentirei di affermare una certa intuizione sugli animali senza solide basi etologiche, ad esempio…
Io: può essere vero, ma io amo il rischio e dunque accetto ben volentieri di essere smentito. Poi si tratta di una sorta di verità lanciata, a noi tutti la possibilità di smentirla. Anche l’universo non è interessato all’educazione. E qualche religione dice che bisogna solo sopravvivere. Infatti leggevo su un libro: Sopravvivi.
Rosamaria: si educa dando l’esempio ed anche gli animali lo fanno.
Io: Per me educare ha senso solo senza dogmi. Insegnare è seminare e aspettare la primavera.  Forse tutto ciò che oggi significa educare è l’equivalente di insegnare a sopravvivere degli animali. Noi dovremmo insegnare a pensare.
Stefania: Beh, in effetti, educare è sostanzialmente quello: strategie per vivere meglio in un dato particolare contesto. Il pensare è proprio di tutte le specie mentre l’esercizio logico-deduttivo astratto è prerogativa umana (il famoso sviluppo della neo-corteccia; pare che nella specie umana sia di particolare ostacolo al parto e infatti una donna in travaglio non dovrebbe essere mai messa in condizione di pensare; per questo farle domande durante il travaglio è illogico, dannoso e criminale); quel che invece gli umani hanno perso è l’empatia e la capacità di prendere decisioni comprendendo le persone.

Io: Mai visto un animale cosciente cel concetto di educazione e senza sapere che si sta educando non si può educare. Si trasmettono istinti utili. Così non stai educando quando insegni ad un bambino ad usare la penna, perché la penna in sé è solo utile e funzione di qualcosa che il bambino dovrà elaborare da sé, ovvero pensare. Ci sono esempi che lasciano un po’ pensare. Ad esempio la scimmia Kanzi, una ricercatrice ha insegnato alla scimmia una sorta di linguaggio: quando vuole una banana o altro schiaccia un pulsante di una tastiera ove è raffigurata la banana (o altro); un altro caso è quello delle scimmie che imparano ad usare un ramoscello per prendere le formiche da una sorta di tronco cavo. Un altro esempio è quello degli uccelli che lasciano cadere le noci in strada aspettando poi che passi qualche carretto e le rompa e dunque le mangiano. Sicuramente ci sono altri casi. Ma sono strategie che gli animali trasmettono o che gli altri animali copiano? E la cosa è differente a mio avviso: se copio imparo da me nessuno mi sta educando, se invece qualcuno si mette lì e mi fa vedere la cosa dieci e dieci volte e magari va via perché non capisco allora forse sta tentando una sorta di educazione di ciò che ha imparato o inventato e non legato agli istinti.
Stefania: Gli animali pensano, soffrono e sognano; non agiscono solo per istinto. E soprattutto ogni specie ha caratteristiche diverse: non si misura l’intelligenza con parametri umani, altrimenti è ovvio che risultiamo essere i più intelligenti; faremmo una figura pessima se la misurassimo con parametri gatteschi o con parametri canini. Fortunatamente le ricerche in questo campo sono andate avanti già da moltissimo tempo. Fa comodo non considerare queste ricerche dal momento che li sfruttiamo e li mangiamo dato che è dura ammettere a noi stessi quanto siamo crudeli. E gli umani dovrebbero invece fidarsi di più dell’istinto.
Io: Pensare? Sognare si, soffrono sicuramente: basta allontanare un gattino da un altro per vedere che quello che resta cerca l’altro, lo vedo spesso e da anni a casa mia. In certi casi il gattino che resta sembra chiederti dove sta l’altro. Sulla questione pensare bisogna essere più rigorosi. Certo non hanno un pensiero evoluto come il nostro, tutto più spontaneo, ma non confrontabile nemmeno con quello di un bimbo di sei mesi o un anno. Quindi è un po’ difficile parlare di pensare come noi lo intendiamo. Certo vi è da riflettere. Per quanto riguarda il mangiare …siamo costretti a mangiare altri animali, così va il mondo dalla notte dei tempi. Nessuno ci ha chiesto di inventare le pillole/pasti e se nessuno mai le avesse inventate non sarebbe una colpa. Quindi non vedrei la questione in termini di colpe, ma piuttosto su cosa significa pensare e a che livello.
Stefania: No, …, leggi le ricerche più recenti: gli animali pensano. E no, non si può paragonare un cane a un uomo, esattamente come non si può paragonare un cane a un gatto. Anche il cane più intelligente nel suo tipo di intelligenza, in ambito “gattesco” è un idiota e viceversa. Anche un uomo, se la sua intelligenza fosse misurata con i parametri dell’intelligenza felina o canina, risulterebbe idiota. Questo perché ogni specie possiede un suo particolare tipo di intelligenza, molto spaziale nel gatto che sfrutta anche la terza dimensione e molto olfattiva nel cane. L’errore più grande commesso dagli umani, che sono sempre stati stupidamente antropocentrici, è quello di misurare l’intelligenza delle altre specie con i parametri della propria specie, senza rendersi conto dell’ingenuità (per non dire stupidità) della cosa.

Stefania: Sono i ricercatori a paragonare una scimmia piccolina ad un bimbo piccolino. Però pensare non è ancora educare . Certamente valutano, ho scritto un articolo a riguardo, quasi contano o contano, vi sono prove di ciò, forse fanno comparazioni di grandezza, specialmente sui loro suoni, fanno molte cose. Ultimamente, lo avevo scritto, ho notato come due cani si confondono costantemente tra la mia auto e quella del loro padrone, tra una Giulietta e una Giulia, ancora non mi è chiaro il motivo. Ma tutto ciò permette loro poi di educare ? Ho parlato di educazione forse perché può essere il primo scalino di un percorso simile a quello dell’uomo.
Stefania: No, …, chi l’ha fatto è un ricercatore nel campo della psichiatria, non un etologo che, al contrario di uno psichiatra che si occupa solo di uomini, ha studiato proprio in quel campo. Le competenze non sono aria fritta. Le ricerche di quel ricercatore, tra l’altro molto datate, sono ancora lette al solo scopo di confutarle perché nel campo dell’etologia siamo andati molto avanti da 20 anni a questa parte. Ed è anche il vero motivo per cui il mondo degli esperti condanna Cesar Millan, non perché “invidiosi”, come è sempre, prevedibilmente, di moda dire in questi casi, ma perché ha portato l’etologia indietro di 50-60 anni. E in un mondo di continue scoperte è proprio l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.
Io: io vedo spesso alcuni documentari Sky e poi se mi danno input ricerco. Nei documentari ho visto quanto detto ed era legato a questioni genetiche, ovvero alla differenziazione minima in partenza tra scimmia e uomo, e però poi il bambino ha uno sviluppo prodigioso rispetto al piccolo di scimmia. È una questione genetica in primis e poi della plasticità del nostro cervello e forse delle connessioni tra strati, cosa che tra le altre cose contraddice un relatore del Premio di Filosofia,non so se ricordi. Le connessioni tra strati del cervello e tra gli emisferi sia probabilmente la differenza fondamentale, non solo grandezza, Lombroso è superato, ma la quantità di scambio di informazioni nel tempo, danno all’uomo una marcia in più. Sugli animali abbiamo da imparare, io nel mio piccolo lì esamino e ho capito tante cose. Però noto che purtroppo loro non conservano informazioni nel nostro senso e le trasmettono ai piccoli. O forse lo fanno minimamente quando imitano. Se un corvo fa cadere una noce e un carretto la rompe e dunque lui mangia, può accadere che un altro corvo faccia lo stesso per imitazione. Dimostrare che l’altro educa è più complicato. Forse gli animali con i loro pensieri possono imitare ma non educare. O no?

Stefania: Si educa con l’esempio, come è già stato detto. Vale per qualsiasi specie. I piccoli di una gatta addomesticata si fidano degli umani, mentre i piccoli di una gatta randagia molto difficilmente, nel corso della loro vita, potrebbero mai fidarsi di un umano. Questo per fare un esempio. Le mie gatte odiano solo una persona che è la stessa persona che da cucciole adoravano letteralmente finché non le ha sterilizzate: sì, sto parlando del loro veterinario. Sono passati parecchi anni ma quel ricordo brucia ancora. Esattamente come ricordano l’indumento che indossavo quando le adottai che, nel tempo, è diventato il loro “ciuccio scaccia-stress”. Persino i pesci ricordano confutando i vecchi modi di dire sulla “memoria da pesce rosso”; questo perché, ripeto, le vecchie ricerche usavano parametri umani per misurare l’intelligenza ma oggi sappiamo quanto sia risibile questa misurazione. la ricerca va avanti per fortuna.