Principio di indeterminazione di Heisenberg

In ogni misura pratica c’è sempre un errore: è una cosa inevitabile e occorre tenerne conto numericamente per aggiungerlo al risultato della misurazione, come indice di precisione.
Oltre agli errori di misura legati alle apparecchiature utilizzate, è di rilevanza fondamentale il fatto che per misurare una parte dell’universo dobbiamo servirci di un’altra parte di universo.
Ad esempio, per misurare una proprietà ( energia, impulso, posizione nello spazio,…ecc.) di una particella siamo costretti a farla interagire con un’altra particella.
Pertanto, dato che interagire significa scambio d’energia e d’impulso, l’effetto dell’interazione, e cioè della misura, provoca inevitabilmente un disturbo di ciò che misuriamo, ossia un errore di misura.
Per la fisica classica, poiché i disturbi di misurazione si possono rendere infinitamente piccoli è possibile, almeno in teoria, eliminare tutti i disturbi ed ottenere una misura precisa quanto si vuole di energia, impulso, … ecc.
Con l’avvento della meccanica quantistica le cose sono cambiate radicalmente ed il principio d’indeterminazione enunciato da Heisenberg ha sancito che è impossibile ottenere misure con il grado di precisione desiderato. L’errore è inevitabile.
Infatti, il principio d’indeterminazione di Heisenberg, applicato alla posizione $\Delta x$ e alla quantità di moto  $\Delta p$ di un corpo afferma: Non è possibile determinare contemporaneamente con precisione grande quanto si vuole la posizione $\Delta x$ e la quantità di moto $\Delta p$ di un corpo.
Infatti, il miglior grado di precisione che possiamo raggiungere nella misura simultanea della posizione e della quantità di moto di un qualsiasi corpo è dato dalla relazione:

\[\Delta x\cdot \Delta p\geq \frac{h}{2\pi }\]

h è la costante di Planck.

L’errore che si commette è dell’ordine della costante di Planck ($\approx 10^{-34}$).
Questo principio è valido sia nel mondo macroscopico che nel mondo microscopico, anche se l’incertezza introdotta è trascurabile nelle misure con corpi macroscopici poiché la luce incidente (nell’interazione) non modifica sostanzialmente la posizione e il moto del corpo.
Nel mondo microscopico gli effetti sono invece rilevanti. Supponiamo, allora, di voler misurare la quantità di moto e la posizione di un elettrone nell’atomo.
Per individuare la posizione di un elettrone, cioè per “vedere” dove si trova, occorre illuminare l’atomo con un raggio di luce (fotone) e stabilire dal raggio riflesso dall’elettrone la sua posizione.
Tuttavia, con l’urto tra fotone ed elettrone avviene uno scambio di energia e di quantità di moto tra le due particelle.
Pertanto, se cerchiamo di stabilire con grande precisione la posizione $\Delta x$ dell’elettrone aumentiamo l’incertezza con cui conosciamo la quantità di moto $\Delta p$ , dato che l’urto con il fotone altera automaticamente la velocità dell’elettrone e quindi della sua quantità di moto.
Heisenberg determinò anche un’altra forma del principio d’indeterminazione legata alla coppia di grandezze energia e tempo.
Precisamente determinò la seguente relazione:

\[\Delta E\cdot \Delta t\geq \frac{h}{2\pi }\]

ove $\Delta E$ è l’incertezza relativa all’energia e $\Delta t$ l’incertezza di tempo.
In relazione all’interazione tra fotone ed elettrone di cui sopra,  supponendo di sapere con un’incertezza Dx la posizione dell’elettrone, la (2) afferma che non è possibile stabilire quanta energia cede il fotone all’elettrone nell’urto e non è possibile stabilire con certezza l’istante di tempo in cui l’elettrone si trova nella suddetta posizione.