Quando si parla di evasione fiscale

Quando si parla di evasione fiscale bisogna ben riflettere, come già segnalato da alcuni. Un conto è evadere per sopravvivere altro conto è evadere ingenti somme di denaro. Un operaio indipendente che a stento porta a casa 50 euro al giorno per 20 o 25 giorni mensili, nei mesi buoni, non usufruisce oggi di alcuna detrazione né copertura, anzi in teoria dovrebbe morir di fame e non lavorare, quanto può evadere in un anno? Facciamo finta che guadagni circa 10000 euro l’anno, al 23% dovrebbe al fisco 2300 euro, non pagandoli vive un po’ meglio, ovvero con circa 800 euro mensili invece di 600. Inoltre, tenuto conto che dipendenti e pensionati non pagano fino ad 8000 euro annui non si capisce perché dovrebbe pagare tasse un lavoratore indipendente fino a tale cifra. In sostanza chi ha un lavoro dipendente garantito e organizzato ha uno sconto di 8000 euro e chi vive alla giornata no. Prima avrebbe potuto far qualcosa con i buoni lavoro, oggi nemmeno quelli. Ma allo Stato conviene che un tizio riesca a sopravvivere da sé pur evadendo un minimo o assegnargli un reddito diciamo tipo di cittadinanza ? Inoltre il tizio pagherà medicine, non avrà diritto ad una pensione, né dispone di una copertura assicurativa, nemmeno il rimborso per la “rottura della zappa”. Un altro caso è l’artigiano o il professionista che lavora tutto in nero, superando i 30000 euro, magari arrivando a 60000 euro o più. Fino a 30000 stiamo come il lavoratore esaminato prima, oltre i 30000 effettivamente qualcosa bisogna pagarla, ma forse è opportuno oltre i 50000. Più o meno la situazione è la stessa per i commercianti. Oltre 80000 euro il discorso cambia e dunque controlli rigorosi. Qualcuno dirà che così tutti dichiarano meno di 30000 euro, allo Stato il compito di emanare leggi e procedure per analizzare bene le cose e far pagare il giusto, come fanno in altri Stati.