Come Eulero arrivò alla formula più bella della matematica

Mo’… vi racconto come Eulero riuscì a stabilire la formula più bella della matematica. Un giorno mentre fuori imperversava una pioggia maledetta Eulero si mise vicino al fuoco a pensare, … pensa pensa… pensò che lui era nato il 1707 e dunque scrisse 1 sulla lavagnetta. Gli venne poi spontaneo chiedersi il perché lo avessero chiamato Leonhard Euler (Eulero in italiano), forse i genitori desiderassero che fosse  un Leonardo, pertanto scrisse sulla lavagnetta dopo l’1 un segno + e una “L” ed una e”, ma gli sembrava una ripetizione inutile di se stesso, o il nome o il cognome pensò, e dunque lasciò soltanto la “e”, ovvero scrisse

1 + e.

In pratica rivedeva la sua vita in quello che man mano scriveva, un racconto della sua vita in simboli. Poi pensò che avrebbe voluto essere un grande matematico, come i grandi dell’antichità e dunque pensò ad Archimede di Siracusa e aggiunse un $\displaystyle \pi$ (pi greco), ma sentendosi un po’ piccolo rispetto ad Archimede, il pi greco lo fece più piccolo della “e” tanto da sembrare un esponente della “e”.
E dunque arrivò a:

\[1+e^{\pi }\]

 

Ma poi ebbe uno slancio di sfrontatezza e pensò che sarebbe diventato ancora più grande di Archimede e pensò ” i so meglio e te Archimè, tié” il che lo sintetizzò mettendo una “i” davanti al pi greco a mo’ di ulteriore esponente… poi non sapeva più cosa aggiungere al racconto simbolico della sua vita e pensò che stava facendo un inutile esercizio di scrittura, appese la lavagnetta sul camino con la scrittura:

\[1+e^{i\pi }\]

e andò per asparagi.
Purtroppo non li trovò e dunque la sera andò a dormire digiuno. Durante la notte Mengoli, sempre lui, invidioso di Eulero si introdusse in casa per spiare cosa facesse Eulero e quali fossero le sue ricerche, vide sul camino la lavagnetta con ciò che aveva scritto Eulero e per fargli un dispetto cancellò tutto, sperando di procurargli un danno. La mattina dopo Eulero scese in cucina e mentre beveva il caffè si accorse che era stata cancellata la sua storia, in simboli, ma era la sua storia. A quel punto ebbe il colpo di genio, pensò: “prima c’era la formula e ora non c’ è più, cosa mi cambia a me se non trovo nemmeno degli asparagi per mangiare? O c’è o non c’è è la stessa cosa!”. In sostanza intuì che la formula doveva valere zero, o c’era o non c’era era la stessa cosa, dunque aggiunse l’uguale e lo zero e fu così che scrisse la formula più bella della matematica. Quando Eulero raccontò l’accaduto a Mengoli, ovvero come avesse avuto l’intuizione sulla validità della formula, quest’ultimo rimase di stucco e non gli restò che gridare ed inveire contro la sua sfortuna.

Racconto di Giulio D. Broccoli